jueves, 21 de febrero de 2013

Tradito dallo Svizzero


Cara Pamela,

Nel 2009 sono dieci anni che lo Svizzero mi ha tradito. È una ferita che porterò nell'anima fino al giorno della mia morte. Che mi abbia negato il favore che gli chiesi lo capisco, ma approfittare dell’occasione per interrompere i rapporti con me, per disinteressarsi completamente della mia sorte, non offrirmi neppure un consiglio né una parola di conforto, è secondo me sintomo di profonda degenerazione morale.

Mi ricorda l’operazione di borsa che in inglese si chiama “mark to market”. Tutti gli operatori di borsa rivalutano periodicamente il loro portafoglio titoli e se un'azione sta perdendo valore e non ci sono prospettive di recupero a breve termine, il cambista se ne sbarazza senza alcuna remora. Un consiglio che gli esperti del settore della speculazione danno sempre ai principianti è quello di non affezionarsi mai alle azioni di una determinata società solo per il fatto di averle nel portafoglio da anni. Ogni tipo di sentimentalismo è dannoso. Bisogna valutare freddamente ogni attivo secondo il valore di mercato attuale e le prospettive di rendimento futuro. E nel momento in cui un'azione non garantisce più profitti, bisogna sbarazzarsene anche se questo comporta venderla a un prezzo di molto inferiore a quello a cui l’abbiamo acquistata.

Molti speculatori non imparano mai del tutto questa tecnica. Il loro sentimentalismo li tradisce. Altri, invece, hanno un talento naturale per il distacco emotivo.

Non si può giustificare la sua condotta adducendo a scusa la stupidità. Lo Svizzero ha diversi parenti e conoscenti molto astuti a cui rivolgersi per avere consigli su tutte le circostanze della vita. Ma lui non si è neanche preso la briga di farlo, ha preferito liberarsi del problema una volta per tutte, secondo il detto “meglio prevenire che curare”.

Mi ha comunicato con presunzione che preferiva spendere i suoi soldi per la sua famiglia piuttosto che per me (suo fratello). Io ero avvilito e demoralizzato dato che ero disoccupato e vivevo alla giornata, e non avevo la forza di discutere. Se ce l’avessi avuta gli avrei detto che i soldi glieli avrei restituiti non appena avessi potuto. In questi anni ho chiesto soldi in prestito veramente a tutti, ad amici che si trovano in vari continenti. Da molto tempo ho restituito tutto quello che mi hanno prestato ed erano migliaia di dollari.

I soldi che mi aveva prestato lo Svizzero fino ad allora, invece, non glieli ho restituiti né mi sento obbligato a farlo dato che per me gli obblighi che nascono da un prestito non hanno la precedenza sugli obblighi nati dai legami familiari.

Lo Svizzero crede molto nei legami familiari ma in modo piuttosto selettivo. Alcuni parenti lontani hanno la priorità sui parenti più vicini, presumibilmente in maniera conforme allo schema di rivalutazione periodica che ho spiegato prima. Alcuni parenti, in occasione di una rivalutazione, cessano anche di essere parenti e si convertono in sconosciuti. Anche se si tratta del parente che gli ha insegnato a guidare la macchina.

Che altra spiegazione si può dare se si considera il fatto che solo pochi mesi dopo avermi mandato al diavolo come se fossi un mendicante fastidioso – e adducendo inoltre a motivo la mancanza di risorse – spese migliaia di franchi per attraversare l’Atlantico e andare a trovare nostro zio Bill, che appena conosceva, mentre a poche centinaia di chilometri dallo zio Bill vivevo io e venni a conoscenza del periplo dello Svizzero per puro caso? D’altra parte, devo ammettere che lo zio Bill aveva una Mercedes-Benz e io no.

Credo anche che non fosse necessario andare in escandescenza per telefono solo per averlo interrotto durante la lezione di lingua per chiedere il suo aiuto.

Tradirà anche te, quando non sarai più utile per i suoi fini. Dagli tempo.

L’agiatezza dello Svizzero si deve in buona parte al fatto che ancora bambino i nostri genitori lo mandarono a studiare in uno dei paesi più ricchi e stabili del mondo dove ebbe l’intelligenza di rimanere e convertirsi in un cittadino, sposando una nativa. A dispetto della sua tradizione artigianale, la Svizzera possiede uno dei sistemi politici più generosi del mondo in fatto di prestazioni ai cittadini. Lì chiunque è protetto dalla comunità contro i casi della vita.

Lo Svizzero soffre del delirio secondo cui il fatto che sia ricco è dovuto esclusivamente al proprio ingegno e alla propria abilità. Al contrario, il fatto che io non lo sia è dovuto puramente al mio carattere peccaminoso e perverso. Il fatto che abbia dovuto passare quasi un terzo della vita vivendo da immigrato illegale o in situazioni irregolari – in una mezza decina di paesi — secondo lui è un difetto del mio carattere. Non ho mai potuto candidarmi per un impiego come funzionario pubblico perché da quando avevo 12 anni sono straniero in ogni paese in cui ho vissuto e mi è sempre mancato qualche requisito per naturalizzarmi.

Secondo quanto mi ha spiegato uno psichiatra, i problemi di condotta (instabilità emotiva e geografica, sradicamento, difficoltà di concentrazione) che avevo da adolescente e da adulto erano dovuti principalmente al fatto che soffrivo di una depressione clinica che venne diagnosticata solo molti anni dopo. La mia inclinazione per l’hashish, con tutte le conseguenze del caso, si doveva al fatto che la Cannabis indica possiede grandi poteri antidepressivi. Di fatto mi ricordo chiaramente che quando iniziai a prendere gli antidepressivi il mio desiderio di erba diminuì drasticamente. Ho ancora questa inclinazione però ho passato anni a Washington DC senza prendere nessuna droga – né tantomeno alcol – e la cosa non mi è risultata affatto difficile.

Mi ricordo di come a volte, a casa, dovevamo fare qualche piccolo sacrificio per pagare il collegio in Svizzera dove studiava. Ne valeva la pena, per assicurare un futuro al ragazzo, mi dicevo.

Charlie

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